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CONCORSO NAZIONALE
“10 febbraio”

 

Nasce la Repubblica Italiana senza un confine

 

Regolamento

(versione pdf)

 

 

Le Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati unite al Tavolo di lavoro (Associazione Coordinamento Adriatico, Associazione delle Comunità Istriane, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Libero Comune di Fiume in esilio, Libero Comune di Pola in esilio, Libero comune di Zara in esilio, Unione degli Istriani) in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca bandiscono un concorso volto a promuovere l’educazione europea e la cittadinanza attiva, a sollecitare l’approfondimento della storia italiana attraverso una migliore conoscenza dei rapporti storici, geografici e culturali nell’area dell’Adriatico orientale, attenendosi in particolar modo agli aspetti tematici evidenziati nel titolo del concorso.

Destinatari e tematiche

Il concorso è rivolto a tutte le Istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, statali e paritarie, della Repubblica italiana e degli Stati dove è previsto e attuato l’insegnamento in lingua italiana ed è articolato in due sezioni:
• Scuola primaria e secondaria di primo grado: L'accoglienza degli esuli giuliano-dalmati nella difficile ricostruzione dell'Italia nel Secondo Dopoguerra.
• Scuola secondaria di secondo grado: La nascita della Repubblica e il confine conteso della Venezia Giulia.
Al concorso possono partecipare gruppi di alunni/studenti (fino a un massimo di dieci) o singoli alunni/studenti che svolgano con le loro classi, nel corrente anno scolastico 2016-2017, attività di studio e ricerca volti all’innovazione della didattica e che producano materiali, contributi e sussidi sull’argomento oggetto del bando. I partecipanti potranno liberamente scegliere le forme e i mezzi di comunicazione nel rispetto delle caratteristiche più avanti indicate.


Finalità

Il complesso processo politico-istituzionale, compreso tra la nomina della Consulta nazionale, l’indizione del referendum istituzionale del 2-3 giugno 1946 e l’elezione dell’Assemblea costituente, noto come “nascita della Repubblica italiana”, non vide tra gli elettori la popolazione adulta e maggiorenne delle province di Gorizia, Trieste, Pola, Fiume, Zara oltre che Bolzano, come pure non furono inseriti nelle liste elettorali gli italiani che erano residenti nei territori coloniali e i molti uomini ancora trattenuti nei campi di internamento militare all’estero.
In considerazione della difficile situazione in cui l’Italia gravava, quale nazione sconfitta, al centro di difficili trattative di pace e con l’attività di governo ancora vigilata dalla Commissione di controllo alleata, il referendum era maggiormente atteso dalle Potenze alleate che dalla classe politica o dalla popolazione italiana stessa, quale prova in cui saggiare la tenuta di una volontà di edificazione democratica. La consultazione si tenne in un periodo intenso e tormentato del dopoguerra, in cui le grandi speranze dovettero fare i conti con il disfacimento del regime fascista, il peso della sconfitta militare, la discontinuità tra l’Italia di ieri, fascista o pure soltanto liberale, e quella che doveva essere ancora costruita. Ma al di là della cesura effettiva tra un prima e un dopo, proprio in quella circostanza si manifestò una mancata storia unitaria – evidenziata pure dall’esito elettorale nelle singole province - che già aveva segnato l’esperienza della lotta di liberazione e che sul confine orientale d’Italia ben presto assunse i caratteri di un’annunciata e inevitabile frattura ideologica tra i modelli e sistemi politici dell’Europa atlantica e occidentale e quella di ispirazione sovietico - comunista.
Tutto ciò era percepito in modo diretto dalla popolazione della Venezia Giulia a cui premeva, prima ancora dell’assetto istituzionale cioè la forma monarchica piuttosto che repubblicana, la definizione del confine, ben sapendo che quel territorio non sarebbe più stato per intero sotto la sovranità italiana.
Se il referendum istituzionale del 2 giugno è considerato l’atto di nascita della Repubblica italiana, una parte della popolazione non vi poté partecipare non per scelta ma per condizione in quanto il territorio della Venezia Giulia, pur formalmente ancora italiano, era diviso e sotto il controllo, rispettivamente, delle forze armate anglo-americane e jugoslave. Eppure ciò non fece declinare in larga parte della popolazione e soprattutto tra gli italiani la speranza che si potesse esercitare un diritto di opzione magari con un plebiscito, che non fu mai concesso vista la situazione internazionale e la difficoltà di garantire il libero voto, e con esso di manifestare legittimamente il proprio orientamento. In verità un plebiscito ci fu ma simbolico e morale: prima con le manifestazioni in occasione della visita della Commissione alleata (marzo 1946) – quelle filo italiane nei territori controllati dagli jugoslavi furono ufficialmente impedite – e poi con la decisione di diversi partiti di accogliere tra i candidati all’Assemblea costituente rappresentanti delle province del confine orientale. Il medico triestino Fausto Pecorari, reduce da Buchenwald, fu successivamente eletto vicepresidente dell’Assemblea attribuendo così alla sua nomina un ulteriore e alto significato morale.
Erano momenti sicuramente di alto coinvolgimento e di passione civile, considerando che le popolazioni della Venezia Giulia non avevano votato alle elezioni politiche del 1919 mentre quelle del 1924 erano state condizionate dalla legge Acerbo che aveva consegnato l’Italia al fascismo. I primi anni dell’Italia repubblicana coincidono pure con quelli del Trattato di pace, del primo massiccio esodo dai territori ceduti alla Jugoslavia, delle ferite ancora aperte, delle ostilità ideologiche verso quegli esuli che avevano fatto la scelta di sentirsi italiani, delle diffidenze verso costoro che avevano lasciato quel poco di loro per venire in un’Italia in cui non c’era abbastanza per tutti, della promiscuità nei centri raccolta profughi in cui giuliani e italiani provenienti dalle ex colonie si incontravano forse per la prima volta. Ma era pure un’Italia della solidarietà che iniziava tra i funzionari ministeriali e delle prefetture impegnati a trovare loro una sistemazione, per quanto precaria, e continuava pure tra la gente comune che non poteva dimenticare il tributo di sangue versato sulle pietraie del Carso soltanto trent’anni prima e perciò si sentiva nell’ulteriore dovere morale di rinnovare quel patto morale per cui si poteva ancora una volta costruire l’Italia non più con una guerra ma in pace.
La Patria italiana era ciò che gli esuli giuliani, fiumani e dalmati andavano cercando, serbando in loro un rammento romantico e sentimentale di una Patria che non forse non era mai stata come l’avevano immaginata da quell’angolo remoto e verso la quale si sentivano legati da un debito di amara gratitudine, coscienti però che sul loro destino erano ricadute le colpe maggiori del fascismo e della guerra perduta, ma che non rimaneva altra strada da percorrere se non quella di rinunciare alla propria identità.

L’impegnativo tema del Concorso bandito per l’a.s. 2016-2017 dovrà tenere conto del contesto storico e politico dell’epoca, sia a livello internazionale che nazionale, e tentare una comparazione tra i fatti di allora e i casi che si prospettano in altre regioni europee investite in tempi più o meno recenti da processi di dissoluzione delle precedenti sovranità, di rivendicazione territoriale, di nuovi confini etnici non ancora riconosciuti e/o contestati. Si tratta soprattutto di mettere in evidenza il lento percorso messo in atto dall’Italia e dagli Stati confinanti per il superamento dei motivi di contrasto e scontro, come modello virtuoso di “cittadinanza attiva” che ha coinvolto progressivamente le generazioni più giovani, e quindi più lontane da quei fatti, nel riconoscimento di una Storia fatta di storie comuni anche se contrastanti sul piano della rielaborazione della memoria collettiva. Parimenti si tratta pure di esaminare il processo di inserimento individuale e di gruppo nel territorio in cui gli esuli sono stati accolti ed ospitati e quale memoria ancora sopravvive in forma privata e pubblica.

Il concorso, inoltre, si pone l’obiettivo di valorizzare il lavoro svolto dagli alunni/studenti e dagli insegnanti all’interno dei singoli progetti educativi di istituto e della progettazione didattica annuale di classe. Requisito fondamentale dei lavori ammessi al concorso sarà lo sviluppo delle competenze di cittadinanza, che deve emergere dal ruolo attivo degli alunni/studenti nell’iter progettuale e nei prodotti finali.
Una commissione selezionerà i lavori più significativi; una rappresentanza dei primi classificati di entrambe le sezioni, accompagnata dal docente di riferimento, sarà invitata a illustrare il lavoro svolto nel corso di una manifestazione legata al Giorno del Ricordo 2017.


Caratteristiche dei lavori candidati

I lavori potranno essere presentati come testi, ipertesti, illustrazioni grafiche e video e dovranno essere prodotti in formato compatibile con i più diffusi sistemi di lettura e riproduzione.
Scuola primaria e secondaria di primo grado
I lavori presentati non dovranno superare le 15.000 battute, se in formato testuale, e i 15 minuti di durata in forma video.
I lavori presentati non dovranno superare le 40.000 battute, se in formato testuale, e i 20 minuti di durata in forma video.


Modalità di partecipazione

Gli Istituti scolastici, le classi organizzate in gruppi, o singoli alunni che intendano partecipare al concorso dovranno compilare la scheda di partecipazione allegata al presente bando e inviarla esclusivamente via email a caterina.spezzano@istruzione.it entro il 10 novembre 2016.
L’invio della scheda di partecipazione consentirà di programmare al meglio le fasi ulteriori del concorso. Il mancato inoltro, tuttavia, non costituirà impedimento all’invio dei lavori entro la data sottoindicata.
Gli elaborati dovranno essere inviati per posta al MIUR (Ministero Istruzione Università e Ricerca) Viale Trastevere, 76/A – 00153 ROMA, Direzione Generale Ordinamenti scolastici e valutazione del sistema nazionale di istruzione, alla c.a. della dott.ssa Caterina Spezzano entro il 10 gennaio 2017, con allegata la scheda di partecipazione completa di tutti i dati. Farà fede la data del timbro postale.
La mancanza della scheda allegata agli elaborati presentati comporterà l’esclusione dal concorso.
Gli elaborati partecipanti al concorso non saranno restituiti al mittente.

Scarica la scheda di partecipazione

Giuria del concorso, criteri di valutazione, pubblicazione dell’esito

La Giuria sarà composta da membri designati dalle Associazioni proponenti e dal MIUR. Le valutazioni della Giuria sono insindacabili. La Giuria valuterà i lavori sulla base dei seguenti criteri:
- contenuto e attinenza al tema;
- qualità e originalità;
- ruolo attivo degli studenti nell’esperienza didattica;
- utilizzo di fonti e testimonianze raccolte.

Entro il 30 gennaio 2017 la Giuria valuterà i lavori candidati ed elaborerà una graduatoria di merito per le sezioni:
1) Scuola primaria e secondaria di primo grado
2) Scuola secondaria di secondo grado.


Rassegna dei lavori presentati

In occasione delle manifestazioni per il “Giorno del Ricordo” del 10 febbraio 2017, il docente e l’eventuale delegazione rappresentativa della classe/gruppo saranno invitati a illustrare i lavori presentati e premiati, le finalità e gli obiettivi formativi perseguiti nel corso dell’esperienza.

Premi

Saranno premiati due progetti per sezione con pubblicazioni per i docenti e riconoscimenti da definire per gli alunni/studenti. Tutte le scuole registrate riceveranno attestato di partecipazione.

Per eventuali chiarimenti rivolgersi a:
depe.2015@libero.it
chiara.vigini@me.com
caterina.spezzano@istruzione.it