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"Troppe volte, come la mia città, avevo cambiato pelle, ma sono nata e morirò italiana", scrive Alida Valli nel suo diario.


La città è Pola, dove nasce nel 1921 e non ha mai più voluto tornare dopo la fine della Seconda guerra mondiale e l'occupazione dei partigiani jugoslavi di Tito. Le sue parole rivivono grazie all’appassionata interpretazione di Giovanna Mezzogiorno nel film documentario “Alida” di Mimmo Verdesca .

 

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In vista del centenario della nascita della leggendaria attrice italiana, Venicefilm e Kublai Film hanno prodotto, in collaborazione con Istituto Luce-Cinecittà e la partecipazione di Rai Cinema, la pellicola, un documentario su Alida Valli, in cui la celebre attrice si racconta non solo tramite le sue interpretazioni, ma soprattutto con le sue stesse parole, quelle dei suoi scritti privati, divulgati per la prima volta in assoluto. Oltre ai documenti personali, anche le immagini, i materiali d'archivio e le testimonianze di chi l'ha conosciuta permettono di delineare il ritratto di questa leggendaria attrice, che da semplice e bellissima ragazza istriana è diventata un'icona amatissima del cinema internazionale nel contesto dell'esodo che vide coinvolti 350.000 italiani dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia.

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Dall’arena di Pola all’arena di Verona

Silvano Manzin, Dall’arena di Pola all’arena di Verona. Odissea di un esule istriano, Tabula Fati, Chieti 2020; presentazione di Davide Rossi e Roberto Biffis.

Con questo suo secondo libro ambientato in Istria, l’autore narra da testimone l’immensa tragedia che colpì le popolazioni istriane, fiumane e dalmate dopo l’8 Settembre 1943. Con il terrore instaurato dalle milizie slave del comunista Tito in combutta con i partigiani comunisti italiani loro alleati, per non finire in fondo alle foibe, furono obbligate ad abbandonare le case e le terre da sempre italiane, rifugiandosi in Italia. Le persone rastrellate e sequestrate, titolari di nomi e cognomi italiani, avevano il destino segnato, finendo in fondo alle foibe. Mentre nel primo libro, Italia ingrata, i vari soggetti a turno diventano primattori, nel secondo il protagonista principale è Francesco, padre dell’autore.

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